“Qual è lo scopo di quello che faccio? Definire l’indefinito con verbi all’infinito.”

 

È sempre difficile definire, in modo sintetico, un’attività di ricerca e proporla agli altri. Occorre parlare di ricerca di forme essenziali, di spazi immaginari che devono diventare realtà, secondo esigenze ben precise, progetti all’esterno e vissuti nell’interno, in altre parole, di modelli personali che abbiano, però, un comune interesse. Non è, quindi, un tema di dimensione, ma una sintesi data da idee inizialmente slegate dal passato, dal già vissuto e, perciò, riferite alla percezione. La tensione, di questo processo di ricerca, si esplica rapportando la propria indagine personale alle domande del mondo circostante e, in particolare, alla realtà storica.

Approfondire questa specifica esperienza attraverso dei modelli, specie se generati da una libera espressione di un rigoroso percorso, permette di affrontare un processo metodologico e non la ripetizione del feticcio. Segni, disegni e progetto sono occasioni per misurarsi, diventano dei modelli di confronto. Proporre agli altri la propria mutazione è un compito difficile, soprattutto perché deve essere svolta in tempi brevi, attraverso innumerevoli scelte.

“Il segno, disegno e progetto non sono semplice arte

ma sono filosofia, religione, psicologia, sociologia, politica, estetica.”

 

Ogni disegno rappresenta un verbo all’infinito. Le linee, che sono infiniti punti, vengono utilizzate per creare forme geometriche universali (quadrato, cerchio, triangolo) che seguono la numerologia dall’1 al 6.

Le forme singole rappresentano il numero 1, cioè l’essere; le forme abbinate rappresentano il numero 2 cioè la coppia, l’amore; il numero 3 è il triangolo, il crescere; il numero 4 è il quadrato, il costruire; il numero 5 è il generare e il numero 6 il divenire.

Dai disegni è possibile realizzare modelli di carta tridimensionali, questi possono diventare struttura in legno o sculture in acciaio. Talvolta ispirano semplicemente la creatività artistica e diventano strutture in metallo o installazioni.

Workshop d’arte

Calvi di Bergolo offre, a chiunque venga a visitare il Castello, la possibilità di avvicinarsi al suo patrimonio intellettuale, con la semplicità di un autentico artista. Egli guida lo spettatore in un percorso di concetti astratti. Partendo da un foglio bianco e una matita nera egli insegna a liberare le proprie emozioni mediante l’urlo e a lasciare sulla carta un segno indelebile. L’urlo diventa così forma espressiva che coinvolge emotivamente lo spettatore risvegliando in lui la consapevolezza delle proprie potenzialità creative.

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